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La Psicomotricità Educativa e Preventiva è una pratica  che deriva principalmente dall'osservazione di come i bambini si esprimono  attraverso la loro innata psicomotricità,  di come le loro azioni si organizzano attraverso il gioco e il  movimento in maniera spontanea.

La psicomotricità è centrata su quell'azione  che favorisce nel bambino la naturale maturazione  facilitando a sua volta le  conoscenze e l'accesso al mondo dei  saperi,  consolidando così la propria identità: in un primo momento saranno saperi informali per poi passare agevolmente alla scuola primaria ed entrare nel mondo dei saperi formali.

Il Neuropsicomotricista

L'obiettivo primario dell’intervento neuropsicomotorio è la promozione di uno sviluppo equilibrato e armonico del bambino nella sua globalità, con particolare attenzione alle situazioni in cui ci sia la  presenza di un disturbo di tipo neuro e psicomotorio, comunicativo – affettivo e neuropsicologico: la caratteristica principale dell’intervento è rappresentata da un lavoro rivolto sì al deficit, ma soprattutto all’integrazione delle competenze emergenti.

In collaborazione con un’equipe multidisciplinare, il Neuropsicomotricista attua interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione in area neuropsichiatrica infantile, neuropsicologica e psicopatologica. L’intervento copre una fascia di età molto estesa che va dal momento della nascita fino ai 18 anni.

 

Lo Psicomotricista

Con la  legge 4 del 14 gennaio 2013 la Psicomotricità è riconosciuta come professione.

Per essere  Psicomotricisti bisogna aver frequentato una scuola biennale o triennale in psicomotricità con un iter formativo di 2400 ore, valutato dalle associazioni di categoria  in 120 Crediti Formativi, che permette di accedere direttamente all’esame di accesso all’Elenco Professionale degli PSICOMOTRICISTI.

Lo psicomotricista è  l’operatore che - in autonomia o in collaborazione con altre figure dell'ambito educativo e socio-sanitario svolge interventi di educazione, prevenzione e di aiuto psicomotorio, nel rispetto della globalità psicofisica dell’individuo, utilizzando  metodologie a mediazione corporea.

In particolare:

A.     favorisce lo sviluppo psicofisico della persona in età evolutiva e il mantenimento dell’equilibrio psicofisico della persona adulta;

B.     aiuta a superare i momenti di crisi evolutiva nelle diverse età, operando per prevenire l’instaurarsi di situazioni patologiche;

C.     interviene specificamente in situazioni di disagio psicofisico-psicosomatico operando per il riconoscimento e la mobilizzazione delle risorse della persona e del suo contesto.

 

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